Le origini di San Giorgio delle Pertiche
Situato quasi al centro del graticolato romano “Cis Musonem”, San Giorgio delle Pertiche fu dapprima colonia romana.
Successivamente, con le invasioni barbariche fu a lungo dominio longobardo, come ricorda l’antica dedicazione della chiesa a San Giorgio, santo tipico di tale popolo.
Proprio alla dominazione longobarda viene fatto risalire l’attributo “ad perticas“: nella tradizione funebre longobarda i familiari di un guerriero caduto o disperso in battaglia usavano conficcare nel terreno delle lunghe aste (le pertiche, appunto) sormontate da una colomba orientata verso il luogo della morte del congiunto di cui non si era potuto celebrare il funerale.
Altra spiegazione del toponimo, seguita pure dallo studioso Enrico Nestore Legnazzi, si riferisce invece alle stesse pertiche romane, strumento di misurazione del terreno pari a metri 3,60, che, ad opera finita, quasi “rex sacra”, sarebbero state custodite in un tempietto sorto nel punto centrale della colonia.
Si può dunque supporre che la scarsa popolazione che si era insediata nella nostra zona in epoca romana, dopo gli sconvolgimenti climatici e le dispersioni delle invasioni barbariche, si costituì in villaggio aggregato solo in epoca longobarda. Questo territorio è attraversato ancor oggi da diversi corsi d’acqua: Tergola, Vandura, Tergolino, Muson dei Sassi e Piovego che rendevano un tempo i terreni acquitrinosi e inospitali e che già i Romani provvidero a regolare e arginare.
La chiesa di San Giorgio delle Pertiche subì diverse ricostruzioni e rimaneggiamenti e solo tra il 1838 e il 1868 fu impostata nella sua struttura attuale, completata nella facciata neoclassica nel 1932. La chiesa è arricchita da pregevoli tele, fra le quali spiccano quelle cinquecentesche attribuite a Palma il Giovane con gli episodi della vita di San Girolamo.
La casa canonica risale, nella sua struttura originaria, al tardo Cinquecento, ed è ammirata da San Gregorio Barbarigo nella sua visita del 1669. Una epigrafe affissa sull’imponente facciata ricorda il soggiorno di due prelati, il vescovo di Concordia Carlo Fontanini e il vescovo di Adria Bernardo Squarcina che nell’Ottocento ricevettero qui generosa ospitalità dall’arciprete Giovanni Battista Contri per dedicarsi a una fortunata e distensiva caccia nel “bosco del vescovo” che anche allora si estendeva fino a Campodarsego.
Il sito dell’attuale chiesa arcipretale di San Giorgio delle Pertiche era occupato, in epoca medievale, da un castello, racchiuso da quattro torrioni e da una cinta muraria, con spalti, terrapieni e fosse derivate dal fiume Tergola e dal rio Volpon. Fatto erigere dal vescovo Bernardo, verso la metà del secolo XI, appartenne ai vescovi di Padova che ebbero qui signoria, concessa dall’imperatore longobardo Berengario I nel 911 e riconosciuta anche dall’imperatore Federico Barbarossa nel 1161. Il vescovo di Padova affidò poi il governo del castello e del territorio ai signori “da Marostica” che dovettero contrastare le pretese dei Sicherio di Sant’Andrea e dei Fisoli di Trambacche. Nel 1222 il vescovo Giordano ricevette in questo castello il cardinale Ugolino di Anagni (futuro Papa Gregorio IX, canonizzatore di S. Antonio), inviato dal papa Onorio III a raccogliere sussidi per la crociata in Terrasanta. L’episodio è ricordato nella raffigurazione dello stemma comunale di San Giorgio delle Pertiche (mitria, Calvario e monete d’oro).
La torre campanaria di San Giorgio delle Pertiche è l’unica rimasta delle quattro del castello, demolito dai Veneziani all’inizio del Quattrocento. Essa è alta circa 38 metri e larga oltre 6 metri per lato.
Il monumento ha un solenne aspetto di fortificazione medievale.
A difesa e controllo dell’importante zona d’acqua della località Torre di Burri, venne innalzata una robusta torre, in epoca medievale, assai decantata dagli storici. La famosa costruzione lasciò il nome alla località, insieme a quella dei Burri, nobili signori di quelle terre fin dall’epoca romana. La demolizione della torre sarebbe parzialmente avvenuta durante la guerra di Cambrai (1508-1515) e definitivamente ad opera dei Veneziani nel 1577, nel corso di una ristrutturazione globale delle diverse vie d’acqua. Qui infatti il Vandura e il Tergolino entrano nel Tergola il quale passa sotto il Muson dei Sassi, attraverso un manufatto a botte, eseguito dai Veneziani nel 1612, detto “ponte-canale” e che viene definito una mirabile opera di ingegneria idraulica, ancora efficiente.
Nella seconda metà del Seicento il vescovo di Padova, signore di San Giorgio col suo Bosco, costruì in detta località una elegante villa che costituiva il suo “palazzo dominicale” cioè casa di villeggiatura. In essa soggiornò anche il canonico Giuseppe Scudolanzoni, di nobile famiglia padovana, che morì il 19 luglio 1825, a 72 anni.
Fu sepolto nell’attigua chiesetta dove si può ancora osservare la sua lastra tombale. La villa fu acquistata dalla famiglia Prevedello nel 1928. L’attigua chiesetta, in stato precario, è stata recentemente donata alla parrocchia la quale si è prodigata per un radicale restauro.
Un’altra importante dimora signorile è sita nell’antica località di Caselle presso la statale del Santo a San Giorgio delle Pertiche.
È la villa Meneghelli Cassinari, ora Peroni Masiero, che sorge accanto al Vandura e comprende un antico mulino, ora non più attivo ma di cui rimane il singolare salto d’acqua. Di grande interesse il maestoso parco, disegnato dallo Jappelli, con gigantesche alberature, fra le quali emergono alcuni pini secolari e una sequoia gigantesca, considerata la più grande d’Europa.
In località Guizze, a nord del territorio comunale, vi era un tempo una vasta zona umida e boscosa. Ora in questa zona è presente un parco naturale di oltre 17.000 metri quadrati con centinaia di specie arboree tipiche della pianura padana. Adiacente al parco, verso il confine con il comune di Santa Giustina in Colle, si possono visitare, con guida, due laghetti di risorgiva, ex cave bonificate, circondate da vasto terreno di 20.000 metri quadrati, in vario modo rimboscato, così da creare vari ambienti naturalistici, floro-faunistici, in una zona favorita dalla cospicua presenza di acque e varie tipologie di habitat.
La penultima domenica di carnevale è un grande richiamo di folla e di divertimento a San Giorgio delle Pertiche.
La Pro Loco, infatti, con la collaborazione dell’Amministrazione Comunale e della Parrocchia, organizza ogni anno, da più di vent’anni, una straordinaria manifestazione con sfilata di carri allegorici, una delle più affermate del Veneto.
Da qualche anno, alla quarta domenica di marzo, si svolge la Maratonina sul Graticolato romano, aperta ad ogni categoria di atleti, amatoriali, disabili e semplici podisti. Anch’essa richiama un gran numero di partecipanti e di spettatori.
Il paese di Arsego è citato per la prima volta in un atto del vescovo Bellino nel 1130 e fu feudo dei Da Romano, conti di Onara e di Arsego fin dalla fine del Mille. Si ha notizia della sua chiesa da un testamento del 1161 e nel 1297 si documenta la titolazione a San Lamberto cui venne aggregato San Martino di Tours. L’attuale edificio religioso risale alla prima metà del Settecento, con posteriori aggiunte e ampliamenti. In località Cocche sorge una chiesetta dedicata alla Madonna della Mercede, eretta nel 1837 per ringraziare la Vergine per aver risparmiato la contrada dall’ultima epidemia di peste del 1831 che tanti morti provocò anche nella nostra zona.
La casa canonica e il complesso della scuola materna sono rappresentati da eleganti edifici che hanno caratterizzato storicamente la fisionomia del centro del paese ed ora, in parte restaurati, formano una nobile cornice alla nuova architettura della piazza.
La storica villa Mella, già Pugnalin Valsecchi Carnaroli, si trova in via Signoria e si presenta con tre corpi armoniosi che si aprono su un giardino all’inglese, con maestose alberature che accolgono al centro una elegante chiesetta.
La villa e i terreni appartenevano precedentemente ai nobili veneziani Soranzo, i quali promossero, l’istituzione della Fiera di Arsego, concessa il 23 agosto 1747 con autorizzazione del doge Pietro Grimani e che puntualmente si ripete ogni anno, con grande concorso di visitatori, la terza domenica e il lunedì successivo del mese di ottobre. In Arsego era un tempo assai apprezzata la settecentesca villa Giustiniani, lungo la strada del Piovego, ora di proprietà Filippi, ove si possono notare ancora i segni dell’antica eleganza nel corpo centrale di tale fabbricato.
Nel 1924 il gruppo calcistico “Ardisci e Spera” si costituì in Società sportiva con un suo presidente, un campo da gioco, una bandiera e con atleti veramente validi che qui confluirono anche dai paesi limitrofi. Negli anni del dopoguerra la squadra ebbe grande notorietà, distinguendosi nella provincia e nella regione. Tuttora la squadra continua ad animare di passione sportiva moltissimi compaesani.
Il paese di Cavino ha legato il suo nome ad un famoso medaglista del Cinquecento, Giovanni da Cavino, originario di queste terre e che si affermò in Padova, quale rinomato rappresentante di quel Rinascimento che faceva capo ad illustri uomini di cultura e ad artisti famosi quali il nobile Alvise Cornaro, il cardinale Pietro Bembo, il Falconetto, celebre architetto, Alessandro Maggi da Bassano, l’Ammannati, lo scultore Andrea Briosco detto il Riccio ed alcuni docenti dell’allora fiorente Università degli Studi come il giurista Mantova Benavides. Il toponimo “Cavino” richiama probabilmente la conformazione del graticolato romano di cui questa zona faceva parte e che ne rappresentava i margini a Sud-Ovest. L’antica denominazione infatti era Cavino d’Arsego per distinguerla dall’altra zona, posta ad Est: “Cavin di Sala”.
Come termine agrario “cavino” indica il capezzagna, il declinare dei campi, atto allo scorrimento delle acque. Nelle carte topografiche del tempo era indicato come “Bosco del Vescovo” perché parte della vasta area boschiva apparteneva ai Vescovi di Padova che nel Medioevo avevano qui giurisdizione con castello, come già riferito, in San Giorgio delle Pertiche.
L’unica individuazione particolare della località era rappresentata da un capitello di antica origine: il capitello di Cavino. Al posto del primitivo capitello venne successivamente edificato un sacello con una piccola scultura in terracotta dipinta, rappresentante la Pietà, tuttora conservata nella chiesa attuale di Cavino.
Nel 1898 venne costruita una piccola chiesa o oratorio (di metri 9 per 6) dedicato alla Madonna Addolorata, raffigurata con una bella statua in pietra dura donata dal Vescovo di Padova, monsignor Pellizzi, anch’essa conservata nell’altare a lei dedicata nella nuova chiesa.
Nel 1919, la popolazione si adoperò per la costruzione di una prima vera chiesa e nel 1931 venne riconosciuta la personalità giuridica della chiesa del Sacro Cuore di Gesù in “Cavino d’Arsego, frazione del Comune di San Giorgio delle Pertiche”, con decreto del re Vittorio Emanuele III.
Nel 1942, la “curazia” di Cavino (dipendente da Arsego) passò al rango di parrocchia, con decreto vescovile. Il 15 aprile del 1944, in seguito ai bombardamenti su Padova e che colpirono anche il duomo, furono trasportate nella chiesa di Cavino le urne dell’allora Beato Gregorio Barbarigo e del Beato Giordano Forzatè e ivi rimasero fino alla fine del conflitto.
L’attuale chiesa risale agli anni Cinquanta e rappresenta il monumento più significativo del paese di Cavino.
Con il nome “Giovanni da Cavino” è stato istituito nel 1992 un Premio che viene destinato a chi si è distinto nel corso dell’anno, di preferenza nell’ambito del Comune di San Giorgio delle Pertiche, in “azioni tendenti ad elevare la dignità dell’uomo”.